Da ascoltare: Will Young - "Losing my self"

 

Narciso soffre e infine muore. Ma di questo pochi si ricordano, esasperati dalla sua antipatica arroganza e dal suo continuo riferimento a se stesso.
Personalmente faccio fatica ad accettare una visione che ne esaspera l’incapacità empatica, quando è l’eccesso di empatia il problema. Che sia “poco vulnerabile alla confluenza” (Minotti 1), ovvero difficilmente soggetto all’identificazione con gli altri, è una affermazione fuorviante: il narcisista è talmente identificato, tipicamente in uno dei genitori, da continuare a “specchiarsi senza vedersi” (Conte 2).

Che male avrà fatto mai Narciso?
La domanda è volutamente semplicistica, ma non direi mal espressa. Il mio obiettivo è una analisi sistemica: tanta animosità verso il narcisista non può non avere a che fare con la resistenza al cambiamento.
Più tecnicamente, allora, quali resistenze si attivano davanti al narcisismo?

Iniziamo da un fatto sintomatico: mentre si lanciano strali contro i narcisisti, se ne creano di nuovi ogni giorno. 

“È quando la mia barba è in ordine, che mi sento davvero me stesso”.
— Pubblicità di un rasoio

È sistema con la “s” minuscola (ovvero l’establishment economico) che ci vuole narcisisti o il Sistema con la “s” maiuscola? Detto in altra maniera, esiste una funzione profonda del narcisismo in ottica evolutiva?
Basandoci sull’idea, per dirla con l’inesauribile fonte che è Wilber, che tutto fa parte della corrente del Grande Spirito, o il narcisismo è antagonico a un passo evolutivo o lo sta facilitando attraverso una integrazione o più probabilmente entrambe.

Non saprei dire né come, né men che meno a che scopo, certo è che sempre più persone si avvicinano a forme di spiritualità interiore e sociale esasperate dalla domanda di eccellenza del contesto.
In una parola provano ad essere narcisisticamente eccellenti e poi “evolvono”.
Analogamente, si esaspera il contrasto da parte delle culture meno moderne – ovvero che non hanno ancora raggiunto una chiare distinzione tra il divino e il politico – per le quali questa integrazione comporterebbe un salto dalla fusione con il Tutto alla consapevolezza dell’Unità, cosa per definizione improponibile.

Sono questi tipi, tipicamente carismatici e convincenti, coloro che non solo vanno oltre i limiti del loro tempo, ma convincono gli altri a seguirli.
Continuando con la casistica, faccio anche fatica a capire perché in letteratura, mai come nel caso del narcisismo, si sottolinea il grande rischio di transfert e controtransfert.
“Tu non sei affatto speciale” è la supposta verità che si infligge senza troppa delicatezza al narcisista, quando molto più tatto si chiede con altre tematiche della personalità. Nella mia esperienza, il narcisista è spesso un super-esigente che ha fatto un durissimo lavoro per essere un numero uno …e spesso, nel suo ambito, lo diventa.
Trattandosi di genitorializzati con alle spalle una storia familiare di alleanza con un genitore, hanno un talento per diventare grandi leader.

«They did not know it was impossible so they did it»
— Mark Twain

Steve Jobs è uno dei più discussi del parterre.
In particolare si sottolinea la parallela umiltà, chiarendo una volta per tutte che non vi è nessun contrasto con la modestia (vedi qui il mio articolo in proposito). Chiarisce Owens «…narcissistic leaders can have positive effects on followers when their narcissism is tempered by humility» 4. Gregg Henriques si domanda se il narcisismo di Jobs era giustificato 5.  Con il dovuto rispetto, “giusto vs. ingiusto” è una tipica “zona erronea” à la Dyer.

È tempo – il livello di coscienza raggiunto dall’Umanità lo permette – di uscire dalle categorie di funzionale, disfunzionale.
Caro narcisista, per quanto riguarda me, ti sosterrò nel tuo piano magniloquente e ti verrò a ripescare quando sarai caduto in acqua.

«La nostra più grande paura non è quella di essere inadeguati.
È la nostra luce, non la nostra oscurità che più ci spaventa.
… Il tuo giocare in piccolo non serve al mondo».
— Marianne Williamson