Un percorso di coaching individuale o di consulenza aziendale davvero efficace nel medio e lungo periodo tiene in considerazione quella che Senge definisce la quinta disciplina: le implicazioni sistemiche di qualunque intervento di cambiamento nella cornice di interdipendenza sistemica “inter / intra / infra” sistemi. Per implicazioni sistemiche intendiamo precisamente l’insieme delle risposte tra tutte le persone e i sistemi coinvolti più o meno direttamente dal cambiamento in un processo di adattamento continuo tra gli elementi in un equilibrio tendenzialmente stabile.
Di fatto, le dinamiche che si innescano in reciproca interdipendenza tra elementi appartenenti anche ai nostri sistemi più vicini, non appaiono con chiarezza e tantomeno con certezza durante sessioni tradizionali.
Durante qualunque forma di sessione dialogica, il piano di azione continua a essere una proiezione ipotetica (con tutte le “contaminazioni” correlate con percezioni e credenze del cliente). Di fatto non esiste nel coaching tradizionale una maniera davvero sicura di pre-stabilire come si muoveranno le persone e i gruppi coinvolti nel piano di azione.
Quello che cerchiamo sono strumenti e tecniche che favoriscano soluzioni coerenti con il “futuro emergente”, come ben sottolinea la “Teoria U” di Otto Scharmer (clicca qui per leggere una breve sintesi in .pdf).
Quando questi elementi sono parte del nostro ambito diretto di influenza, la tecnica delle costellazioni sistemiche permette di verificare le dinamiche che si innescano tra gli elementi in gioco con un intervento minimo e lascia emergere un movimento indipendente dalle proiezioni.
LA SOLUTION ORIENTED CONSTELLATION
All’interno di un processo di coaching, ho sperimentato con successo con diversi clienti quella che ho definito una “solution oriented constellation”.
Questo tipo di intervento può essere messo in atto dopo due o tre sessioni individuali che hanno lo scopo di:
- chiarire l’obiettivo reale del cliente non solo ben espresso in maniera smart, ma soprattutto coerente con la domanda “profonda” del cliente al al di là di quella iniziale,
- gli elementi dei suoi sistemi coinvolti nel tema: le persone (ad esempio, familiari, colleghi, capi, team, …), i sistemi allargati (per es. l’impresa, la nazione, …), gli elementi transpersonali (la Vita, la Morte, Dio) o altri elementi (la malattia, il futuro emergente, …) che sono dentro al sistema evidentemente sono anche una parte determinante della soluzione.
Permettono una verifica, che in coaching ontologico/dialogico chiameremmo dell’ecologia, del piano di azione, e garantiscono – al massimo grado che io conosco – il realismo e la sostenibilitá del piano d’azione del cliente nei suoi contesti interdipendenti.
Il modello di costellazioni orientate alla soluzione richiede i seguenti passaggi:
- Prima dell’intervento, la definizione della nuova possibile posizione del cliente all’interno dei suoi sistemi coerente con il suo ideale.
- Durante la intervista sistemica preparatoria, l’identificazione di quegli elementi che hanno una influenza diretta sul tema specifico in questione (a differenza di una costellazione familiare classica, potrebbero non entrare o entrare in un secondo momento i fondamentali come uno dei genitori, esclusi, …).
- Durante l’intervento, l’inserimento di un rappresentante per l’obiettivo che non necessariamente sarà identificato con il concetto vago di obiettivo, ma la sua natura è per definizione “astratta” e potrà essere il “successo professionale”, “lo sbocco sul mercato”, “il raddoppio del fatturato”, …
- Per chiudere, il test delle diverse soluzioni, intese come posizioni del cliente in relazione al posizionamento assunto dagli altri elementi. Queste soluzioni devono generare la condizione più abilitante per il cliente in vista del raggiungimento dell’obiettivo.
Il facilitatore dovrà mantenere le seguenti condizioni e tenere a mente i seguenti elementi:
- Come ho avuto modo di apprendere lavorando in Spagna con Talentum, è straordinariamente utile identificare una misura, che secondo il cliente mostri il grado di avvicinamento all’obiettivo. Si tratta di una sorta di “kpi” della costellazione, e può essere verificato con domande ai diversi rappresentanti.
- Un focus e un attenzione specifica a chiamare dentro e tenere sempre monitorato “l’obiettivo”.
- Un particolare orientamento alla verifica della migliore posizione per tutti gli elementi e fare in modo di aprire le maggiori possibilità per il cliente (il fuoco nella costellazione).
- Le tecniche possono essere le più diverse e il facilitatore può utilizzare costellazioni strutturali, aperte e di qualunque tipo dentro questa categoria.
Sto sperimentando per verificare quale sia la migliore alternativa rispetto alla presenza diretta del cliente nella costellazione. Che il cliente entri come fuoco? Come obiettivo? Entrambi? Quando?
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